Divorzio Diretto

Il Senato torna a discutere sulla possibilità di introdurre in Italia il divorzio diretto: questa l'ultima novità valutata a livello governativo per evitare ai coniugi in rotta la trafila della separazione e per ridurre le tempistiche necessarie allo scioglimento del vincolo matrimoniale.

A meno di un anno dall'entrata in vigore della normativa num. 55/2015 sul divorzio breve approvata lo scorso 22 aprile, in commissione si ipotizzano già le nuove modifiche da apportare alla legge num. 898/1970 in materia di cessazione della legittima unione.

In poche parole, l'ipotesi vagliata in questi giorni dal Senato sarebbe quella di aggiungere dopo l'articolo 3 della suddetta direttiva, un ulteriore articolo (il 3-bis) esplicante le condizioni per aderire al divorzio diretto in Italia.

Modalità che, tuttavia, prevedono di fornire tale soluzione solo a coloro i quali, oltre ad essere reciprocamente in accordo sullo scioglimento del matrimonio, non abbiano nemmeno a carico figli minorenni, maggiorenni disabili o con meno di 26 anni ma non autosufficienti a livello economico.

Una proposta ancora in fase di discussione, presentata sotto forma di emendamento ai tempi della riforma sul divorzio breve e ripresa di recente dopo essere stata accantonata per un certo periodo dalla Commissione Giustizia del Senato.

Se, come già detto in precedenza, il divorzio diretto dovesse effettivamente entrare in vigore nel nostro Paese, per interrompere il matrimonio non sarebbe dunque più doveroso avviare la procedura burocratica passando prima per lo step della separazione.

In questo modo andrebbero quindi ad accorciarsi ulteriormente le tempistiche per l'annullamento del sacro legame nuziale, riducendo sia i 12 mesi previsti per concludere la separazione giudiziale, sia i 6 mesi della separazione consensuale.